NEWSLETTER

Per rimanere sempre aggiornata sui nostri eventi e le nostre attività iscriviti alla nostra newsletter mensile.

Racconto di un parto dolce

Un anno e mezzo fa trovai il video del parto in casa di una ragazza. Rimasi colpita profondamente dal vedere quanto bella l’esperienza poteva diventare se vissuta in casa, nella propria intimità, così come avviene il concepimento, e con le sole persone scelte di cui si ha piena fiducia.

Mentre guardavo questo video mi dicevo: ecco, è così che verranno alla luce i miei figli, non c’è altro modo possibile in cui vorrei questo accada. Notando che la nascita di quel bambino era avvenuta nella mia provincia mi misi a fare ricerche per capire chi fosse questa mamma forte e coraggiosa e così trovai anche l’ostetrica che rende questo possibile.

Ben presto ha preso inizio un intero percorso di vita e di evoluzione spirituale nel momento in cui ho raggiunto la consapevolezza che è solo e soltanto ritornando ad avere contatto con la natura, con i piccoli rituali di gratitudine alla terra e al divino, con l’ascolto del proprio istinto e con l’assecondare i tempi della natura stessa che lo spirito ricomincia a emergere e ad evolversi. Perché riprende a connettersi con la sua sorgente. Rientra in contatto con il suo polo di energia universale che nutre ogni intelligenza, curiosità, forza, creatività, passione e sentimento, e rende possibile il realizzarsi di qualunque desiderio si possa suscitare nel profondo.


Ecco che in pochi mesi di conoscenza sapevo già con chi e come volevo partorire e sapevo già che avrei voluto dare anch’io la possibilità di ispirare altri cuori e altre anime a questa opportunità con un video di quella che avevo già deciso e avevo già la certezza sarebbe stata un’esperienza spettacolare.


L’essere in dolce attesa è un momento raro e potente per la vita di una donna, colei che cede parte del suo spazio fisico a un altro nucleo spirituale che si incarna, dopo aver scelto dall’aldilà di avventarsi sullo zigote che si è fatto cuore pulsante e nuova anima che camminerà su questa terra. In questo frangente di vita si passa dall’iniziale insicurezza dell’essere all’altezza alla fase finale di impazienza e desiderio di stringere il proprio cucciolo.

Decisi che avrei frequentato tutti i percorsi possibili per arrivare al parto forte, serena e consapevole. Imparai a respirare, rilassarmi e connettermi con il mio corpo attraverso lo yoga, imparai l’importanza di conoscere il perineo, la matrice femminile e portale che fa passare nuova vita per il mondo, e come la morale, le religioni, il pudore e la velocità della società hanno insegnato a trascurare, nascondere e dimenticare. Ho imparato tutto sul parto e sul contatto con il bambino in un meraviglioso corso di preparazione al parto frequentato insieme a mio marito che ha potuto conoscere cose ignorate dalla maggior parte degli uomini, e che gli hanno permesso di capire l’importanza del suo ruolo per me e per il bambino. E ho partecipato a bellissimi rituali in natura di connessione con il mio grembo carichi di armonia e intenti positivi.


Così dopo 5 giorni di dolce ma forte attesa oltre il termine presunto, alle 7.45 un piedino tira un calcio più forte del solito sotto la mano di papà Luca che dormiva accoccolato con la mamma. Una cascata d’acqua e un’ora di tempo per fare un abbondante colazione prima che i crampi della fase iniziale si facessero sentire.

Dopo una mattina di prodromi e un pranzo che mi desse energia, ecco arrivare le ostetriche a visitarmi ed appurare che sto per entrare in travaglio: gli occhi si erano fatti bassi e la voce più tenue, ora il dolore iniziava a non essere più gestibile con la sola respirazione. Dovevo iniziare a connettermi con il mio corpo e con il bambino, iniziare a vocalizzare.

Entrai in acqua per rilassare tutti i tessuti e stare con l’elemento che tanto sentivo mio e necessario per me. A metà pomeriggio la dilatazione era ancora poca, e chiesi aiuto alle ostetriche poiché le onde di dolore non riuscivo più a cavalcarle con la mia immaginaria tavola da surf mentre le dita sfiorano l’acqua. Mi serviva qualcosa di nuovo da visualizzare. La rosa che si schiude lentamente ha funzionato per un’altra oretta. Ma le contrazioni che iniziavano ad assomigliare a veri stiramenti, crampi e rotture muscolari, non mi davano tregua in intensità e ricorrenza.

Ero entrata in quel naturale stato di trans fisico e spirituale che mi procurava pensieri confusi nelle piccole pause tra una e l’altra. Quella fase in cui l’anima si rende consapevole che deve fare lo sforzo di salire quel ponte tra la vita e la morte per andare a prendere un’altra anima da portare quaggiù. A questo punto la mia grande guida, prima che ostetrica, mi suggerisce dolcemente di visualizzare una porta di luce che si ingrandisce sempre di più e dentro la quale vedo il mio bambino arrivare nel suo cesto, avvicinandosi sempre di più a ogni contrazione. Non era “un’altra contrazione”, ma “una contrazione in meno” il pensiero che lei mi aveva insegnato a fare. L’altra guida che ho voluto al mio fianco, con la sua dolcissima voce mi suggeriva di accogliere il dolore, di non respingerlo.

E soprattutto c’era lui. Luca. I suoi occhi erano tutto quello di cui avevo bisogno. E quelle due volte che ho cercato il suo sguardo sapevo già cosa mi stava dicendo, senza mai bisogno di parlarmi. Mai ho stretto i pugni o affondato le unghie nel suo corpo, le mie mani erano aperte per far fluire energia e dolore fuori dalle dita.


In altre due ore ero pronta, potevo spingere, o meglio, lasciare andare il mio bambino. Questa fase non è stata breve e mi ha permesso di rilassarmi ed aprirmi lentamente e di far nascere 3,840kg senza nessuna lacerazione, come sapevo di poter fare.


Alle 20.08, le mie mani hanno aiutato il mio bambino a nascere. In modo lento e pacifico Gioele viene alla luce.
Il suo profumo ha riempito la casa in poche ore e quanto sono state magiche le prime notti nel lasciarlo dormire sul mio seno, perfettamente abbracciato a me.


Dopo sei giorni decide che è arrivato il momento di lasciare andare la sua placenta, che dopo averlo nutrito fino all’ultima goccia di sangue, cellule staminali ed energia vibrazionale, abbiamo deciso di ridonare alla terra e piantare un ciliegio, affinché un giorno ancora una volta Gioele possa nutrirsi dei frutti che ne scaturiranno.
Questo è stato il suo meraviglioso messaggio per noi: la lentezza, il fermarsi, lo stare in ascolto.


Dopo un anno in cui ho attraversato diversi passaggi di vita, fiocchi bianchi, fiocchi rossi e fiocchi azzurri hanno adornato casa di famiglia, le corse fatte e la forte stanchezza a preparare il nido per la nascita, ecco che un’ondata di pace ha travolto la nostra vita e in un attimo ci ha già insegnato cosa conta davvero per essere felici.


La gratitudine è ciò che ho imparato ad esercitare giorno per giorno e che mi ha permesso di attirare a me tutte queste opportunità, poiché nulla è per caso, nulla è destinato e nulla arriva se non perché abbiamo mosso determinate energie di pensiero. E per questo ho conosciuto la mamma di quel video, Giulia Cecchetto, che ci ha scattato splendide fotografie e realizzato con la massima discrezione e occhio poetico questo video meraviglioso; Elena Cecchetto, l’ostetrica che ogni donna vorrebbe al suo fianco prima, durante e dopo il parto, grande guida e fonte di sicurezza e fiducia sin dal primo incontro. E che le persone che accompagnano una donna in quel momento non devono fare altro che prestarsi e guidare dolcemente senza influire con nessuna manovra sulla capacità di una donna di partorire e di un bambino di saper nascere.


Con questo racconto mi auguro di essere riuscita ad ispirare altre donne a vivere questa esperienza come la più meravigliosa e potente che ci possa essere, consapevoli che le complicazioni si generano sempre e comunque nel momento in cui si prova anche solo un po’ di paura, di non potercela fare, che il bambino non possa farcela o di aver bisogno di qualcuno per partorire. Che ognuna possa partorire nel luogo che sente più sicuro per se stessa e per il proprio bambino, ma farlo con la grande preparazione e consapevolezza che questo passaggio richiede. Abbandonarsi, lasciarsi andare, accogliere il dolore, connettersi con il bambino, chiamarlo, lasciarsi usare come canale per farlo passare da quella porta di luce.

Grazie Gioele di averci scelto e di essere per noi fonte di nuova evoluzione spirituale, nel momento in cui sapremo leggere ed accogliere i tuoi segnali e i tuoi messaggi. Buon primo mese di vita!

Mamma Denise

Post a Comment